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Psicoterapia individuale

la psicoterapia individuale è uno spazio che la persona dedica a se stessa, un esperienza di lettura ed interpretazione delle motivazioni, dei desideri, del proprio essere. Il tutto viene toccato assieme al terapeuta, che supervisiona e guida il cliente nell'esplorazione del proprio sè.

Il sintomo, problema, o disturbo, (ad esempio l'ansia o le fobie, gli attacchi di panico, la depressione, le ossessioni e compulsioni, i disturbi psicosomatici, alimentari, il dolore psicogeno) è la metafora di una sofferenza che non può essere espressa in modo migliore, e come tale è, non solo problema, ma anche occasione di cambiamento.

 

Il lavoro della psicoterapia coinvolge tutta la persona e non si esaurisce solo nell'ora di terapia, ma viene portato avanti con la sperimentazione nel proprio mondo, così da riappropriarsene e tornare a sentirsi attori protagonisti nella propria vita.

Lo psicoterapeuta guida la persona nella conoscenza, comprensione, consapevolezza e sperimentazione di se stesso, così da averne un'immagine più ricca di particolari e di risorse inaspettate.

 

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Ansia

L'ansia

è una condizione di allarme dell'organismo che, in condizioni non patologiche, provoca modificazioni fisiche e mentali necessarie alla sopravvivenza. Si diventa più vigili, l'aumento del battito cardiaco e della respirazione ossigenano i muscoli preparandoli ad azioni drastiche. Il pensiero aumenta di velocità, le percezioni possono cambiare diventando più intense nei confronti dell'eventuale oggetto ansiogeno.

Nonostante sia un'emozione necessaria, in alcuni casi può diventare spiacevole ed a volte addirittura disabilitante. Spesso non vi è da parte dell'individuo un riconoscimento razionale del pericolo che giustifichi il livello d'ansia, e quindi non riesce a capire perché lo assalga e vuole liberarsene.

L'ansia può essere legata a stimoli esterni o interni e può essere un tentativo di controllare o di evitare determinate situazioni.

 

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Attacco di panico

Quando l'ansia raggiunge livelli molto alti, tali da bloccare l'azione dell'individuo, o da indurlo alla fuga, siamo nella fase di attacco di panico. Si può provare un crescente senso di agitazione e di urgenza, con un aumento drastico della tensione muscolare, tremori, tachicardia, fame d'aria, confusione mentale, formicolii. Nella maggior parte dei casi si pensa di essere in procinto di morte (per esempio per infarto) o di stare per impazzire.

L'attacco di panico da origine ad ansia anticipatoria, ossia stati d'ansia acuta dovuti alla previsione dell'attacco stesso.

 

Ansia generalizzata

Questo genere di ansia è uno stato costante di allarme e di senso di pericolo, privo di stimoli attivatori, che impregna la giornata dell'individuo, raggiungendo in alcuni casi, ma non in tutti, anche l'attacco di panico

 

Trattamento: 

il trattamento dell'ansia prevede un lavoro volto all'aumento della consapevolezza dei propri stati emotivi e del legame tra questi e le componenti somatiche, al fine di riconoscere i segnali che portano allo stato indesiderato e soprattutto di ricostruire i significati personali che determinano l'indesiderabilità di alcune situazioni fino a renderle gradualmente tollerabili.

oltre a ciò si lavora su un graduale aumento del senso di autoefficacia personale dell'individuo.

 

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Fobia

La fobia è uno stato di ansia acuta, che può sfociare nell'attacco di panico, che si manifesta di fronte ad uno stimolo specifico (aghi, ascensore, aereo, spazi aperti, insetti, ecc.).

Non importa quale sia l'oggetto, la reazione può essere drammatica e porta in genere all'evitamento dello stesso ed addirittura all'evitamento delle situazione in cui vi sia il rischio di venirne in contatto anche solo con il pensiero.

In genere si scatena il loop dell'ansia anticipatoria, in cui la persona come per l'attacco di panico, entra in ansia per via della previsione dell'incontro con lo stimolo non tollerato.

 

Fobia sociale

La fobia sociale è l'ansia legata alla possibilità di divenire sconvenienti, ridicoli, inadeguati o fuori luogo di fronte agli altri. La persona può essere preoccupata dalla possibilità di balbettare, arrossire, parlare in pubblico, tremare ecc. L'ansia sociale può essere legata ad attacchi di panico o comunque ad ansie acute e può portare all'evitamento delle situazioni sociali od all'utilizzo di sostanze per fronteggiarle.

 

Trattamento

Le fobie prevedono un'iniziale analisi della situazione allarmante, e della risposta dell'individuo in termini cognitivi, emotivi e comportamentali.

In seguito a ciò, quando il soggetto si sente pronto inizia una lenta e graduale esposizione allo stimolo ansiogeno, la quale consente di avere i dati necessari a comprendere insieme al terapeuta quali sono i messaggi che l'organismo valuta come allarmanti e che significato viene dato a ciò che accade; la semplice comprensione delle motivazioni e dei significati personali che inducono la fobia, ne abbatte la drammaticità. In concomitanza in genere avviene una diminuzione della preoccupazione di fronte allo stimolo, e tramite strategie originali o concordate con il terapeuta, l'individuo torna ad affrontare le situazioni evitate.

 

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Fobie
DAP

Depressione

La depressione è una condizione di costante abbassamento del tono dell'umore, che nei casi più severi può portare al blocco della motivazione od addirittura all'ideazione suicidaria o al suicidio. In questi casi che sono i più gravi vi può essere la convinzione, a volte anche delirante, di essere in rovina finanziaria e/o di esserne la causa per se o per altri, con vissuti di sofferenza ed angoscia intollerabili.

In alcuni casi alla base della patologia può esserci uno squilibrio chimico a livello cerebrale.

In tali casi , ed in quelli più acuti, la psicoterapia da sola può non essere sufficiente e la terapia d'elezione può essere quella farmacologica sotto lo stretto controllo dello psichiatra; solo in un secondo momento può essere utile iniziare una psicoterapia.

 

Non si parla di depressione, quando in seguito ad un evento nefasto si ha un periodo limitato di tristezza, dolore o disperazione. In quel caso la reazione viene considerata normale.

Le cause sono riconosciute dalla persona (lutti, separazioni, insoddisfazione, ecc.) 

 

Qualora di fronte ad un evento negativo lo stato persista, o non si riconosca un evento abbastanza grave da determinare l'abbassamento del tono dell'umore, si può essere in uno stato di depressione.

La condizione può essere legata a patologie più o meno disabilitanti (infarto del miocardio, diabete, tumore, disturbi sessuologici, ecc), alla terza età, alla difficoltà di raggiungere obiettivi dati, al senso di colpa, a rimpianti e rimorsi, ad un senso del dovere ipertrofico ai danni delle situazioni piacevoli, a frustrazioni nei rapporti interpersonali, al senso di solitudine, ecc.

 

I sintomi possono essere vari e comprendono una visione negativa e pessimistica di sè, del futuro e del mondo.

Può presentarsi insonnia od ipersonnia, una difficoltà di alzarsi dal letto ed affrontare la giornata, la tendenza al pianto, sentimenti di rabbia e disperazione verso sè e più raramente verso gli altri.

Può esservi un rallentamento motorio e del pensiero; questo in alcuni casi diventa ruminante rispetto ad alcuni errori commessi o eventi nefasti previsti; può esserci un rifiuto del cibo od un rifugio in esso come consolazione.

In alcuni casi la persona può dedicarsi all'alcool come sostanza lenitiva rispetto alle sensazioni dolorose provate.

 

Trattamento

La psicoterapia in questi casi prevede un ascolto attento, accogliente e privo di giudizio da parte del terapeuta.

La persona viene accompagnata nel prendere contatto con le sue emozioni dolorose e con i suoi bisogni più profondi, spesso e volentieri sacrificati e poco presenti alla coscienza del paziente, permettendo così un aumento della qualità della vita e di conseguenza del tono dell'umore. 

In questo lavoro si accede anche ai significati individuali dati al mondo ed all'immagine di se stessi, individuando quei pensieri distorti che portano il soggetto a vedere in sé, nel mondo e nel futuro, solo elementi negativi e spiacevoli.

 

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Depressione

Ossessioni e compulsioni

Ossessioni

Si intende per ossessione un pensiero che invade la mente in modo virulento, generando forti stati di preoccupazione ed ansia che inducono l'individuo a compiere delle azioni per abbattere gli stati ansiosi.

In genere si tratta di previsioni negative (paura di contaminarsi, paura di maneggiare coltelli e poter male a qualcuno) o di azioni che potrebbero essere state dimenticate e potrebbero dare adito a situazioni catastrofiche (chiudere casa, il gas, avere investito qualcuno, ecc.).

L'individuo può sentire come non proprie le preoccupazioni e vivere i pensieri ossessivi come venissero dall'esterno, definendoli a livello intellettuale come bizzarri o comunque non giustificabili.

 

Compulsioni

Sono i comportamenti dettati dalla necessità di fronteggiare le ossessioni.

Lavarsi continuamente, compiere più giri del quartiere in auto prima di partire, controllare costantemente di aver fatto una cosa come chiudere casa, ecc.

Può capitare che la persona ritualizzi le sue azioni al fine di avere più probabilità di fronteggiare l'emozione spiacevole, per esempio decidendo di lavarsi 10 volte le mani, o di chiudere il gas 7 volte. Nel compiere il rituale, l'ansia può portare a non ricordarsi quante volte si è compiuta l'azione ed a sentire la necessità di ripetere il rito dall'inizio, portando l'individuo ad un notevole dispendio di tempo ed energie, con importanti riflessi sugli aspetti sociali e lavorativi.

 

Trattamento

La terapia cognitiva considera il sintomo come una manifestazione necessaria al mantenimento dell'identità dell'individuo, e per questo non verrà trattato in una prima fase della terapia. Verrà invece lasciata alla persona la gestione delle tempistiche per eventualmente abbandonarlo.

Saranno invece prese in considerazione le condizioni generali di vita dell'individuo, la sua opinione su se stesso e sui suoi cari, ed il suo stato emotivo, in genere alla base della manifestazione patologica.

 

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ossessioni e compulsioni
disturbi psicosomatici
dolore

Disturbi psicosomatici

Sono psicosomatici quei disturbi che danno origine a sintomi somatici che possono essere anche molto gravi, in assenza di evidenze di patologie organiche in corso.

In genere, si arriva a diagnosi di disturbo psicosomatico, quando, dopo una serie di accertamenti diagnostici ed esami clinici prescritti dal medico, non si trovano evidenze cliniche di patologie in corso che possano giustificare il sintomo accusato.

 

Tutto ciò pone in evidenza che alcuni tipi di patologie, non possono considerarsi solo organiche o solo psicologiche, ma mostrano la stretta connessione tra mente e corpo, ed il fatto che la distinzione tra l'uno e l'altra è semplicemente una differenza di visuali rispetto ad un organismo che deve essere osservato nel suo insieme.

Nonostante ciò, prima di considerare un disturbo psicosomatico è necessario sottoporsi agli accertamenti clinici di prescrizione medica.

 

Alcuni esempi di disturbi che possono essere di origine psicosomatica sono: l'alopecia (perdita dei capelli anche con chiazze di calvizie), dolori muscoloscheletrici, neuropatie, dolori pelvici , emicrania, disturbi gastrointestinali (gastrite, sindrome del colon irritabile, ecc.), dermatiti (psoriasi, disidrosi, ecc.), disturbi sessuali, ipertensione legata allo stress, asma bronchiale, ecc.

Le modalità di insorgenza del disturbo non sono sempre così chiare, ed in genere non è di grossa utilità rivolgere la cura al sintomo, se non si prende in considerazione una più globale messa in discussione.

Per gli individui che soffrono di disturbi di questo genere, può capitare che il proprio corpo, le proprie sensazioni ed emozioni siano vissuti con scarsa consapevolezza o 'come se' visti dall'esterno, in quanto Il giudizio degli altri è più importante rispetto al proprio sentire diretto.

Il  corpo può essere visto in termini di buon funzionamento nel proprio contesto e relativamente agli obiettivi della persona (non sempre così consapevoli), più che di benessere percepito.

E' per questo che il corpo 'alza il volume' per mostrare il disagio non altrimenti sentito.

In altri casi il disagio del corpo può essere l'unica opportunità per la persona di esprimere una sofferenza che coinvolge il sè a livello emotivo.

 

 

Trattamento

Il trattamento prevede un importante lavoro sul corpo, sul sentirsi e centrarsi su di esso oltre ad un aumento del lessico emotivo. La persona abituata a vedersi da fuori, o a valutarsi grazie al giudizio altrui, viene aiutata ad aumentare l'attenzione alle sue sensazioni ed a darvi l'adeguata importanza. tutto ciò passa anche tramite un lavoro sui significati personali e sulle motivazioni relazionali che spingono a sacrificare il proprio punto di vista a favore di quello di altri importanti.

 

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Il dolore

Un piccolo approfondimento merita il dolore quando è il sintomo principale. Bisogna infatti distinguere l'esperienza del dolore (legata alla trasmissione del messaggio doloroso dalla parte colpita verso cervello), da altre componenti, quali: 

 

- l'emozione che il dolore provoca all'individuo (che si sviluppa a livello mentale), e che ha in genere il potere di acuire, anche sensibilmente la percezione del primo. Il dolore ci preoccupa, ci abbatte, ci fa sentire impotenti, inefficienti, deteriorati o in fase di deterioramento. entriamo in un loop di attesa del dolore e di senso di impossibilità di sopportarlo. 

 

- la sensibilizzazione centrale, ossia la modificazione della mappa del sè somatico, ossia di quell'istanza cerebrale che rappresenta il corpo. Nel caso di alcuni disturbi (ad esempio l'arto fantasma, l'allodinia, ecc.) la mappa del sè somatico relativa per esempio all'anca può tendere a modificarsi (in alcuni casi anche ad invadere aree limitrofe) aumentando le aree che rappresentano l'area colpita, che diventa quindi più sensibile ed a volte più dolente.

 

 

Trattamento: 

Un lavoro di spiegazione della fisiologia di risposta del dolore, un buon modello di conoscenza dello stesso e la riduzione delle aspettative negative, possono concorrere alla riduzione del disagio percepito.

In questi casi (e soprattutto quando vi sia sensibilizzazione centrale) può essere indicata, in affiancamento alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, un intervento integrato con il fisioterapista in quanto la parte dolente se non più mobilitata può diventare meno trattabile e maggiormente resistente al miglioramento.

 

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DERMATOLOGY

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ORTHOPEDICS
disturbi alimentari

disturbi alimentari

Si considerano principali disturbi alimentari l'anoressia, la bulimia e l'obesità.

 

Anoressia

rinuncia o comunque impossibilità da parte della persona di alimentarsi in modo adeguato al consumo di energie.

Si evidenzia in genere da subito un calo ponderale, possono esserci in seguito amenorrea nelle donne, astenia, riduzione della massa muscolare, disturbi gastrointestinali e molti altri disturbi associati. 

L'anoressia può essere con o senza induzione di vomito.

Nei casi più gravi può portare all'ospedalizzazione, all'alimentazione forzata ed alla morte per inedia. 

Spesso viene evidenziato per mantenere il peso, oltre al vomito autoindotto, l'utilizzo di clismi per l' evacuazione, o attività fisica intensa fino all'eccesso.

L'anoressia induce la persona a vedersi grassa, non importa quanto sia sottopeso.

 

Bulimia:

si parla di bulimia nei casi in cui, ad un comportamento di tipo anoressico, si intervallino abbuffate con assunzione di grande quantità di cibo (attacco bulimico), in seguito alla quale può esserci l'autoinduzione di vomito, l'uso di clismi e strategie per smaltire il cibo in eccesso.

L'attacco bulimico può avvenire in uno stato alterato di coscienza, nel quale l'esperienza del cibarsi viene dimenticata.

Le abbuffate e l'induzione di vomito possono portare a disturbi gastrointestinali che coinvolgono sia l'esofago che lo stomaco ed in genere portano a profondo senso di colpa.

 

Obesità:

il grave stato di sovrappeso dell'obeso/a può essere di origine psicosomatica.

Si parla di obesità quando la massa corporea supera del 30% il peso corporeo ideale.

L'obesità può essere causa di difficoltà sociali, soprattutto in adolescenza, ed aumenta il rischio di incorrere in numerose altre patologie (eventi cardiovascolari, problemi respiratori, dolori e patologie articolari, ecc.)

 

Trattamento:

le patologie alimentari richiedono innanzitutto, soprattutto quando gravi, il coinvolgimento in equipe di altre figure cliniche (dietologo, psichiatra, dietista, ecc.), possono contemplare periodi di ricovero o di trattamento ambulatoriale.

Il corpo è vissuto non tanto come aspetto incarnato della persona, quanto oggetto da mostrare, o da utilizzare per mantenere gli altri alla distanza desiderata o per avere su di loro l'influenza che altrimenti si sente di non riuscire ad avere. Chi è affetto/a da disturbi alimentari dà una notevole importanza al giudizio degli altri, tanto da definirsi tramite esso.

Il giudizio altrui diventa quindi un'arma a doppio taglio  e può avere un riflesso drammatico sul tono dell'umore, sul comportamento, sull'immagine corporea e sulla stessa identità della persona.

E' necessario porre l'attenzione su quest'aspetto, comprendere i motivi strettamente personali che hanno portato la persona a tali strategie ed aiutarle a ridestare l'importanza necessaria data al proprio senso di sè e del proprio corpo.

 

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